Sabato ci è giunta notizia di un massacro, l’ennesimo, compiuto attraverso l’uso di una cintura esplosiva. Il teatro dell’atrocità è stato un ricevimento di nozze a Gazientep, nella Turchia sud orientale. Il bilancio è di circa 50 morti, salvo che si aggiorni in negativo a causa dei numerosi feriti alcuni dei quali in gravi condizioni. La particolarità dell’attentato è che è stato portato a termine da un ragazzino, poco più che un bambino.
Secondo alcune notizie, sarebbe stato accompagnato sul posto in macchina e lasciato a compiere il suo “martirio”. Sono passati soltanto due giorni e a Kirkuk, in Iraq, le forze di sicurezza hanno bloccato in tempo un altro 12enne con indosso una cintura esplosiva nascosta sotto la maglia dell’argentino Messi, campione della squadra di Barcellona, probabilmente l’idolo del bambino.
Una volta fermato prima che potesse mettere in atto la sua terribile missione, sul suo viso si leggeva chiaramente la paura mentre veniva “disinnescato” dalla Polizia. Non sappiamo quale espressione avesse prima di essere scoperto ma ci domandiamo se la paura non l’avesse anche prima. Quale reale coscienza di ciò che sta facendo può avere un dodicenne se non l’indottrinamento, il lavaggio del cervello fino a stroncare volontariamente la sua giovane vita per uccidere quante più persone possibili?